Il
viaggio continua in direzione di Cracovia.
Lungo
la strada molti boschi di betulle e qualche centrale nucleare.
Cracovia
è una scoperta. Città colorata, allegra, viva, giovane.
Città
europea, non distrutta durante la seconda guerra mondiale, ha
conservato i suoi monumenti, le sue piazze, i suoi castelli.
Il Castello |
Molte
i luoghi da vedere, i luoghi che mi interessavano, pochissimo il
tempo a disposizione, una giornata.
Un
giro veloce e la scelta di andare nel luogo che è il più grande
cimitero europeo, Auschwitz, il luogo che ho imparato a conoscere
attraverso Primo Levi, il luogo che è stato ritratto nei film sulla
shoah, il luogo che per tutti è IL campo di sterminio nazista.
Una
storia che mi ha sconvolto quando ero giovanissima, che ho raccontato
molte volte ai miei allievi, sempre con la speranza di crescere
uomini migliori.
Un
luogo dove tutti dovrebbero andare almeno una volta nella loro vita,
in pellegrinaggio.
Credevo
di sapere molto sulla crudeltà dei nazisti, ma ho ascoltato e visto
particolari che non conoscevo.
Quando
entro nelle baracche, quando guardo il filo spinato, quando ascolto i
racconti della fame e del freddo, del lavoro, delle notti, le parole
di Primo Levi tornano vive nella mia mente.
Tutti
siamo in fila, ordinati seguiamo la nostra guida e ci incontriamo
sulle scale del museo, la fila che sale a sn e quella che scende a
dx.
Tutto
perfettamente organizzato per raccontare l'orrore.
Non
tutti sanno prima di entrare, tutti però sanno all'uscita dal campo
ciò che l'uomo è capace di fare all'altro uomo, uomo innocente.
Percorriamo
la strada della morte, quella percorsa dagli ebrei che, dopo essere
scesi dal treno, venivano scelti dal medico per la camera a gas.
Raggiungiamo
le camera a gas, i forni crematori, tutti distrutti dai tedeschi
prima di abbandonare il campo, nella speranza di distruggere le prove
dei loro crimini.
E'
un luogo che toglie le forze, le energie, che annienta ancora oggi.
È
un luogo dove è bene andare, dove sei felice di uscire, che vorresti
dimenticare, che non devi dimenticare, che devi raccontare, seppure
così, per cenni, senza particolari, cercando di vivere il presente
vigilando che nessun altro popolo corra il rischio di essere
deportato, isolato, sfruttato, ucciso.
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