sabato 5 aprile 2025

JOSE' SARAMAGO LE INTERMITTENZE DELLA MORTE

 

Per me Saramago è un genio.

 Certo, mi rendo conto che non sia una scoperta, essendo stato premiato con il Premio Nobel nel 1998.

I suoi libri, sempre contenuti, di duecento pagine circa ciascuno,

sono delle enciclopedie sul genere umano. Pensa, lettore e lettrice, a Cecità. In questo romanzo ha descritto con estrema lucidità come la paura del contagio renda gli uomini feroci con gli altri uomini, ha anticipato una epidemia che nessuno immaginava e le reazioni abnormi che  sono seguite. Un libro che fu letto da molti durante la pandemia del Covid 19 insieme al libro di Camus “La peste”.

Qui voglio scrivere del suo libro “Le intermittenze della morte”. Sicuramente il titolo non è invitante, la parola morte potrebbe allontanarci dal suo capolavoro, l’ennesimo, credendo il testo un po' indigesto. Lo chiesi in regalo a mia sorella Annamaria per Natale. Si rifiutò  di regalarmelo.




L’ottimo sistema bibliotecario torinese mi ha dato la possibilità di leggerlo, non di sottolinearlo, ovviamente, cosa che mi fa molto soffrire, per cui ora dovrò fare ricorso alla mia memoria per scrivere. Come ho già scritto, sto cercando di acquistare meno libri di un tempo per motivi di spazio. E’ una fatica, per chi come me è abituata a leggere e a rileggere i libri migliori.

Non ci crederai, ma  Il testo è a tratti persino comico, ho accennato a qualche sorriso mentre leggevo.

La genialità del premio Nobel sta tutta già nell’incipit:

“Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale…….che trascorresse un giorno intero, …..,senza che fosse avvenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato.”[1]

In un determinato luogo del Pianeta Terra la morte decide che non morirà più nessuno allo scoccare della mezzanotte. Attenzione, la popolazione continua ad ammalarsi, a subire incidenti e tutto ciò che capita quotidianamente al genere umano. La vita degli uomini continua nella gioia e nel dolore, ma, la morte non colpisce più nessuno. Ora, sai bene che l’uomo, dall’antichità, da quando abbiamo traccia scritta del suo pensiero, ha desiderato e desidera l’immortalità. Quindi ci aspettiamo uomini sollevati dalla evidenza della non morte, addirittura felicità.

Invece Saramago descrive cosa potrebbe succedere ad una società dove la morte smettesse di eseguire il suo compito, quello di dare un limite alla nostra vita.

Descrive il caos che consegue a questa decisione della morte.

Prima di tutto la Chiesa, il cardinale chiama il Primo ministro per esprimere tutto il suo sgomento, la gravità di quanto sta succedendo e gli ricorda che:

“Senza la morte non c’è la resurrezione, senza resurrezione non c’è chiesa”[2]

I malati terminali rimangono nella loro terribile condizione, senza speranza di poter trovare la giusta pace nella morte. I parenti devono sostenere la fatica e la pena di assistere al dolore eterno dei propri cari.

Gli impiegati delle pompe funebri perdono il lavoro: provano a reinventarsi, proponendo funerali a tutti gli animali domestici esistenti.

Gli ospedali si riempiono di malati e così le RSA. Per medici ed infermieri e’ una vita infernale.

Per non nominare i problemi delle compagnie assicurative. Ogni settore produttivo cerca di salvarsi da questa novità: l’immortalità.

La popolazione sana però è euforica: tutti issano una bandiera sui propri balconi in un rinnovato fervore patriottico

Il fatto è che fuori dalle frontiere del paese in questione si continua a morire con la massima normalità.

L’uomo, come sempre,  sa trovare soluzioni ai problemi e una famiglia che viveva poco lontano dalla frontiera aveva in casa due morti non morti, un anziano padre e un bambino.

“Non morivano ma non erano vivi, il medico condotto che li visitava diceva che non poteva fare più niente per loro”.

Il patriarca, seppur molto malato, riesce a chiedere ai propri cari di morire e l’unico sistema è quello di essere portarlo a morire al di là della frontiera.

Appena si seppe, molti altri iniziarono a viaggiare verso la frontiera e dopo ancora un po' di tempo purtroppo la mafia iniziò ad organizzare i viaggi della morte.

La morte, così come aveva deciso di sospendere il suo lavoro, inviò una lettera viola al direttore della televisione, con la quale comunicò che avrebbe ripreso il suo lavoro quotidiano dalla mezzanotte di quel giorno.

Signor direttore generale della televisione nazionale, ……. sono qui per informare che a partire dalla mezzanotte di oggi si tornerà a morire come succedeva, …., sin dal principio dei tempi e fino al giorno trentuno dicembre dello scorso anno, devo spiegare che l’intenzione che mi ha portato a interrompere la mia attività, a smettere di ammazzare….è stata di offrire a quegli esseri umani che tanto mi detestano una piccola dimostrazione di cosa sarebbe per loro vivere per sempre, cioè eternamente….tenendo conto degli incresciosi risultati dell’esperimento, tanto da un punto di vista morale…ho considerato che la cosa migliore….sarebbe stato annunciare l’immediato ritorno alla normalità….[3]

D’ora in poi tutti saranno avvertiti con una lettera viola una settimana prima per avere il tempo di fare testamento e di perdonare o essere perdonati.

La storia narrata non finisce qui e se la leggerai ti potrà stupire ancora molto. Non voglio anticiparti nulla, ma credimi, è disorientante.

Spesso leggo recensioni in cui si sottolinea le difficoltà di lettura delle opere del premio Nobel per via della mancanza di punteggiatura. Personalmente amo la sua questa prosa paratattica e la punteggiatura manca solo nei dialoghi, che vengono ben evidenziati dalle maiuscole.

Il contenuto è sempre spiazzante, unico, geniale.

Buona lettura.

 

 

 

 



[1] Josè Saramago, Le intermittenze della morte, Einaudi, 2012, pag. 13

[2] Josè Saramago, Le intermettenze della morte, Einaudi,2012,pag. 20

[3] Idem, pag. 104

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