Ho visto lo
spettacolo di Gabriele Vacis e dei ragazzi di Poem alle Fonderie Limone di
Moncalieri.
Ancora ci penso. Riapro la Bibbia di Gerusalemme per
rileggere brani della Genesi, brani che lessi, che ascoltai tante volte, la
Creazione, la cacciata dall’Eden, Lot e Sodoma, Abramo e il sacrificio di
Isacco.
Lo spettacolo si intitola Vecchio Testamento, ma non
fa esegesi del testo, lo attualizza. Pone delle domande, interroga a partire da
quei testi antichi, che hanno fondato una civiltà, quella giudaica cristiana di
cui noi siamo eredi anche se agnostici o atei o praticanti di altre religioni.
Quelle figure, Adamo, Eva, Isacco, Giacobbe, Mosè,
Abramo, Lot sono state raffigurate da pittori e scultori, riprese in opere
letterarie e filosofiche successive; i fatti, dalla Creazione al Diluvio sono
opere artistiche ammirate da secoli.
Non possiamo prescindere da questa eredità, come non
prescindiamo da Omero o da Dante.
Sono parte di noi, del nostro Dna culturale.
In questo
spettacolo, queste storie, questi personaggi sono contemporanei, intrecciano
storie di oggi alle figure di ieri, propongono nuovi punti di vista, nuove riletture,
alcune rivoluzionarie.
Non so esattamente quali domande G. Vacis abbia posto
agli attori della compagnia Poem, ma una la ricordo e vale anche per me e per
te che leggi: “Che cos’è l’ Eden per te?”
Poi si incontrano nella rappresentazione tanti perché. Provare a chiedere la ragione
dei comportamenti, provare a scavare, a dialogare, a confrontarsi sul male.
Purtroppo, è sempre il Male quello che ci tormenta, ci
interroga, ci lascia sgomenti, attoniti, ieri come oggi.
I giovani sono al centro dello spettacolo, con il loro
disagio, con la loro sofferenza esistenziale che oscilla tra il fare male a se
stessi e farlo agli altri.
Tutti sappiamo che sono aumentati i casi di suicidio
giovanile, tutti sappiamo che sono aumentati i casi di violenza giovanile.
Noia o una forte sensazione di essere morti già
giovani? Di non poter cambiare il mondo, di non poter creare nulla di nuovo, di
non poter essere rivoluzionari, come ogni giovane è per antonomasia?
Disperazione? O Indifferenza? Rabbia?
Isacco, lo stesso che doveva morire per mano del padre
Abramo, offerto come agnello a Dio, alla madre Sara che gli chiede perché si
fosse volontariamente rotto la mano, risponde: " Non abbiamo più niente da creare, per questo mi sono rotto la mano. Io
scendo."
La mano è per noi uomini simbolo della possibilità di
creare. Romperla volontariamente è eliminare anche l’idea stessa di poter
creare. Scendere, è scendere dalla vita.
Isacco, il figlio amato da Abramo, offerto in
olocausto per ordine di Dio e risparmiato grazie alla fede di Abramo, vive.
Isacco di oggi, con una casa a sua disposizione, soldi
e divertimenti, non trova una valida ragione per vivere. L’Eden lo cerca nella
droga e nel sesso.
La madre: “Ora torna a casa” e Lui: “No, non voglio
tornare a casa. Di cosa parlate voi quando siete con i vostri amici?”
I giovani di oggi come vedono gli adulti?
I giovani vogliono diventare adulti?
Queste sono le mie domande, che mi sono posta molte
volte osservando i miei alunni, leggendo i loro temi, accogliendo il loro
disagio.
Questo senso profondo di frustrazione per cui tu sei
giovane, forte, pieno di idee e di speranze, ma non hai nulla in cui sperare, è
terribile e spesso, sembra dalle cronache giudiziarie, porta a operare il Male.
Isacco dirà a
tal proposito, almeno il Male è reale.
Anche il Bene è molto reale, come mai non li attrae?
Penso a Francesco di Assisi: oggi cosa sceglierebbe, il Bene o il Male?
Isacco ucciderà,
con un amico, un giovane, compiendo un delitto atroce per la sua brutalità e
dirà nuovamente " non abbiamo più niente da creare". Il delitto a cui
la compagnia teatrale si riferisce è
l'efferato delitto di Roma del 2016 di cui scrisse
anche Nicola La Gioia.
Molti altri sono gli spunti di riflessione: da Eva che
sottolinea che lei non c’era quando Dio ha detto ad Abramo di non mangiare il
frutto dell’albero della Conoscenza (come non pensare alla cultura maschilista
che ha dato tutta la responsabilità della cacciata dall’Eden alla donna?), a
Lot che ospita i due angeli e gli abitanti di Sodoma vogliono abusare degli ospiti
di Lot in quanto stranieri ( come non pensare agli stupri etnici?).
Molto interessante un breve documentario nel quale si
ascoltano le voci di alcuni migranti dichiarare che non hanno pagato il viaggio
nel Mediterraneo: niente soldi, si sente ripetere.
Chi veramente lucra sulla vita dei migranti?
Ringrazio il regista e gli attori per quest’opera che
vorrei rivedere in televisione, su quella televisione di Stato che dovrebbe aiutare
i cittadini a riflettere.
E se puoi, lettore e lettrice, ti invito ad andare in
teatro a vederlo, a Moncalieri fino al 26.01 e poi spero in giro per l’Italia.
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