Perché non
possiamo stare
Curando le
erbe nell’orto
Tendendo la
mano a chi la chiede
E anche a
chi non la chiede
Solo questo
E sarebbe
Pace
Perché non
possiamo stare
Curando le
erbe nell’orto
Tendendo la
mano a chi la chiede
E anche a
chi non la chiede
Solo questo
E sarebbe
Pace
Una panchina - Parco Michelotti-Torino
Quelle che non lo lasciano per
non farlo soffrire
Quelle che credono che insieme
è sempre meglio che da soli
Quelle che sperano che lui
cambi
Quelle che sanno che al posto
del piatto rotto potrebbero esserci loro
rotte
Quelle che sanno che non riceveranno mai un sorriso
Quelle che pensano che sono
fortunate perché lui non le picchia
Quelle che pensano che sono
amate perché lui le picchia
Quelle che credono che lui è
nervoso con lei perché lavora tanto
Quelle che si chiedono cosa
hanno fatto di male per meritarsi tutto questo
Quelle che vivono la loro vita
in silenzio per non farlo arrabbiare
Quelle che vivono con il freno
a mano
Quelle che non riescono più a
cucinare
Quelle che sono stanche di
essere azzittite
Quelle che si chiedono ogni
due giorni perché resistono.
Quelle che vivono accanto ad
un uomo che sa dire solo no
Quelle che credono che
resistono per i figli
Quelle che vivono con uno che
dice sempre io.
A tutte coloro che vivono nella paura
A tutte -io dico -ripetete come un mantra
Caspita io esisto
Riprendetevi la vita rubata, offesa,
calpestata
Telefonate al 1522
ogni 20 minuti |
una piccolissima parte della collezione |
esempio di geroglifico |
le nuove sale |
in onore di Drovetti |
La statua di Seti II proviene da Karnak, alta più di 5 metri. Nel nuovo allestimento si può osservare in tutta la sua magnificenza |
sala dei Re |
A Torino in questo periodo si festeggia molto e devo dire che
la cosa mi piace veramente tanto. Forse il mio è un tentativo di non pensare a
tutti i guai nei quali ci siamo cacciati come specie, l’homo sapiens sapiens, o
semplicemente è un modo sano per vivere giorno per giorno quello che c’è, apprezzando
la cultura, lo sport, la vita.
Dopo le serate trascorse a seguire le traiettorie delle
micidiali palle da tennis lanciate a duecento km l’ora da Jannik Sinner,
comodamente seduta sul divano, perché il costo dei biglietti era proibitivo per
me, esultando come tutti gli italiani per le sue vittorie, la città ha terminato
i festeggiamenti per le APT Finals e ha iniziato a festeggiare i due secoli di
vita del Museo Egizio.
Sono nata e ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza nella città
più bella del mondo: chi mi legge, lo sa, chi non mi conosce dirò solo che è la
città eterna, e questa parola dice proprio tutto, non devo aggiungere nulla.
Un privilegio imparare a camminare guardando i pini maestosi
di Villa Borghese o di Villa Ada, muovermi in bicicletta in una Roma della fine
degli anni ’60, con poche macchine, studiare storia nella città che è un Museo
a cielo aperto, innamorarmi dentro un palcoscenico. Ecco, la consapevolezza
della fortuna che avevo avuto è arrivata poco prima del mio trasferimento a
Torino.
Sarà forse per questo che io vivo lo spazio cittadino e
quello che in questo spazio accade con estrema consapevolezza e partecipazione.
Mi lamento a volte che ci siano troppi eventi
contemporaneamente, impedendomi, di fatto, di viverli o creandomi una sorta di
blocco, che mi porta ad allontanarmi dalla bulimia che nasce dal consumo degli
eventi stessi.
Mi spiego meglio sul termine bulimia. Se vedo un film e in
questi giorni a Torino per esempio c’è il Torino Film festival, se il film è
storico, torno a casa e desidero approfondire, cercare, leggere per comprendere
meglio i fatti narrati nel film, dal punto di vista del regista.
Se ascolto una presentazione di un libro, quasi sicuramente lo
comprerò . Non è sicuro che lo leggerò. Questo accade perché i libri che sto
leggendo e ho in programma di leggere sono tanti rispetto al tempo che gli
dedico. Quindi, se concentro troppi eventi, non posso poi approfondire e quindi
non ho fatto altro che fare indigestione,
quasi fossi bulimica, di cultura, che però non diventerà una piccola parte di
me, non avendo avuto il tempo di digerirla.
Torno però al luogo in cui vivo: mi piace molto partecipare,
ascoltare la città, la sua direzione, il suo umore, le menti che la progettano
per cambiarla. In una città delle dimensioni di Torino forse è possibile ascoltare
la città e dopo aver perso la possibilità di vivere Roma nel migliore dei modi
possibile, allora provo qui, nella città abbracciata dalle Alpi e che in questi
giorni è vestita dai colori più belli.
Una di queste menti che progettano per Torino è sicuramente
quella del Direttore del Museo Egizio: Christian Greco.
Che piacere vederlo circondato dai fan: non solo gli sportivi
o gli attori, anche i direttori dei Musei regalano autografi. Bello vederlo
sorridere camminando per le sale, invase dai cittadini: sicuro di sé,
soddisfatto, com’è giusto che sia, semplice, della semplicità di chi fa bene
ciò che deve. Autore della grande festa a cui ho assistito.
Dopo la visita di Mercoledì 20. 11 u.s. del Presidente
Mattarella al Museo Egizio di Torino per la festa dei duecento anni del Museo, dopo
la visita del Direttore del Museo del Cairo e di alti funzionari egiziani, ecco che giovedì mattina mi
presento io!
Non potevo mancare, assolutamente. Non c’erano i corazzieri,
neanche guardie, nessuno a ricevermi, ad esclusione dei controllori dei
biglietti.
L’accoglienza però devo dire che è stata magnifica: una volta
controllati i biglietti on line, gratuiti, ho camminato per sale e piani senza nessun
ulteriore controllo. Si tratta di due chilometri e mezzo dentro uno splendido
palazzo del Seicento che ospita l’Accademia delle Scienze. Ogni venti minuti
una o un egittologo si prodigavano a spiegare a tutti i presenti le meraviglie
della scrittura egizia o della lavorazione della terracotta o della
composizione dei colori e via così per stanze e piani.
Per i duecento anni dalla Fondazione del Museo, ci sono stati
dei notevoli cambiamenti.
Il nuovo allestimento mi piace tantissimo. E’ vivo.
Sintetizzo per farti sorridere: in un museo dove si trovano le mummie, che io
scriva che è vivo penso possa incuriosire. Sono state inaugurate delle sale
nuove, altre sono state modificate. Nuovi reperti sono stati portati alla luce
dai magazzini. Nel Museo ci sono circa 40.000 pezzi, tra papiri, statue, vasi,
oggetti di uso comune, sarcofaghi, mummie, tombe, gioielli, villaggi e altro
ancora.
Per chi non lo sapesse tutto questo inizia grazie alla ricca collezione
di Bernardino Drovetti, venduta al Re Carlo Felice per 400 mila lire, una cifra
molto cospicua nel 1824.
Alla collezione Drovetti seguirà quella dovuta agli scavi
della prima missione archeologica italiana guidata da Schiapparelli, direttore
del Museo fino al 1928.
Ascoltando l’egittologa nella galleria della Scrittura, ho
immaginato il divertimento di chi decifra i geroglifici. L’egiziano poteva
scrivere da destra a sinistra ma anche da sinistra a destra, in linea e in
colonna, poteva iniziare anche da metà rigo. Caos puro. Mi sono immaginata alle
prese con un papiro. Panico. Unica regola dello scriba era di iniziare
dall’alto. Insomma un rebus. I geroglifici uniscono segni ideografici a segni
fonetici. Non esistono le vocali. Ho imparato a riconoscere qualche ideogramma.
Poche informazioni, ma già di per sé
estremamente interessanti al punto da farmi osservare la scrittura in un modo
totalmente diverso.
Ho anche visitato le tre sale adibite alla Materia, ovvero ai
materiali usati dagli Egizi: il legno, anche se in Egitto non ci sono alberi, i
pigmenti colorati, la terracotta e la pietra.
Le esposizioni sono corredate da brevi video che
approfondiscono e incuriosiscono, sono chiare e permettono una libera fruizione
del materiale, per conoscere meglio la civiltà custodita.
Lo ripeto, si tratta di un allestimento che restituisce la
civiltà egizia nella sua interezza.
Lo sapevi lettore e lettrice che il primo sciopero della
storia è documentato da un papiro e si svolse nel Villaggio di Deir El Medina?
Se vuoi sapere com’erano pagati gli operai e gli artigiani
del villaggio o come veniva dipinto un sarcofago o ancora quale legno si usava
e per cosa o quali erano le formule contenute nel libro dei Morti per salvarsi
l’anima, ti consiglio una visita, anzi più di una, perché la storia contenuta è
così ricca che in una sola visita non è possibile coglierla.
Infine una piccola considerazione: le eterne domande dell'uomo, da dove vengo, chi sono, dove andrò, inquietavano gli Egizi quanto noi.
Buon percorso. Visita anche il sito del Museo: puoi
effettuare una visita virtuale. La galleria dei Re è stata totalmente
modificata rispetto al video che ancora è visibile sul sito on line e che riguarda l’allestimento
di Dante Ferretti del 2005.