mercoledì 23 maggio 2018

CUORE/TENEBRA


Ieri sera sono andata al Teatro Carignano per assistere alla prima dello spettacolo Cuore/Tenebra, adattamento di Gabriele Vacis e Angelo De Matteis e ultima opera in cartellone quest'anno.
Inizio a raccontarti ciò che G.Vacis ha detto al giornalista della Stampa:" è incredibile raccontare ai ragazzi storie edificanti e vedere la loro reazione. Sono abituati a storie malefiche".
Finalmente! Sono anni che lo sostengo, dalla cattedra, dal blog: i giovani hanno bisogno di esempi positivi, non devono e non possono nutrirsi di tutti i racconti drammatici che ora dopo ora vengono pubblicati sui social, trasmessi in tv, dando un’idea di umanità falsa. Gli uomini non sono tutti disonesti, corrotti, violenti. Lo sono certo,violenti, ma esistono anche altri esseri umani, esemplari e di loro si parla poco, troppo poco, a volte per ricordarli morti, ammazzati.
Lo spettacolo ha al suo centro alcune storie scritte da De Amicis nel suo capolavoro, considerato un vero e proprio manuale di comportamento, ma a queste storie se ne aggiungono sul palco altre, raccontate dai ragazzi che Gabriele Vacis con alcuni giovani attori ha incontrato nelle scuole, nei servizi di salute mentale, nei luoghi frequentati da immigrati.
Dalle storie, dai personaggi letterari e da quelli reali, emergono valori: lealtà, amicizia, appartenenza, rispetto per i maestri.
Sembra fantascienza.
Ascoltiamo la storia di Luigi Crossi, oggi diremmo bullizzato dai compagni e il coraggio di Garrone, che per proteggerlo si incolpa. Una storia dei nostri giorni.
Ascoltiamo la storia di Mballe e del suo viaggio per terra e per mare, non aveva paura, non sentiva più nessuna emozione, fino a quando non è stato salvato dalla nave dei Medici senza frontiera e solo allora ha iniziato a piangere. Era salvo, era in Italia. 
Attraverso queste storie vere, dalle storie di Garrone, del muratorino, di Franti, della piccola vedetta lombarda si arriva alla storia raccontata da Conrad in Cuore di tenebra, passando per la disfatta di Adua, dove morirono tantissimi italiani circondanti da etiopi armati da Francia e Russia.
Suggestiva la sceneggiatura, bravi i giovani attori e i ragazzi del liceo artistico, magistrale la lezione iniziale del maestro Domenico Quirico.
Si è rivolto a noi, proprio a noi uomini occidentali del XXI secolo, eredi di quegli intellettuali del Settecento che coniugarono la parola diritto con la parola uomo, non nobile, non borghese, non aristocratico, Uomo, senza distinzione di censo, genere, religione, provenienza.
I migranti inutili, coloro che arrivano a Pozzallo, a Lampedusa e altrove nudi, privati dei loro stracci e non sanno fare nulla di quello che sappiamo fare noi, a volte vivevano in luoghi senza elettricità, non parlano alcuna lingua da noi conosciuta, questi uomini ci stanno interrogando su chi siamo noi.
Una lezione magistrale.
La platea muta, immobile.
Un intellettuale carismatico.
Come sempre, il teatro è realtà e la realtà è teatro.

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