Ieri sera sono andata al Teatro Carignano per assistere alla
prima dello spettacolo Cuore/Tenebra, adattamento di Gabriele Vacis e Angelo De
Matteis e ultima opera in cartellone quest'anno.
Inizio a raccontarti ciò che G.Vacis ha detto al giornalista
della Stampa:" è incredibile raccontare ai ragazzi storie edificanti e vedere la
loro reazione. Sono abituati a storie malefiche".
Finalmente! Sono anni che lo sostengo, dalla cattedra, dal
blog: i giovani hanno bisogno di esempi positivi, non devono e non possono
nutrirsi di tutti i racconti drammatici che ora dopo ora vengono pubblicati sui
social, trasmessi in tv, dando un’idea di umanità falsa. Gli uomini non sono
tutti disonesti, corrotti, violenti. Lo sono certo,violenti, ma esistono anche altri esseri
umani, esemplari e di loro si parla poco, troppo poco, a volte per ricordarli
morti, ammazzati.
Lo spettacolo ha al suo centro alcune storie scritte da De
Amicis nel suo capolavoro, considerato un vero e proprio manuale di comportamento, ma a queste storie se ne aggiungono sul palco altre, raccontate dai
ragazzi che Gabriele Vacis con alcuni giovani attori ha incontrato nelle
scuole, nei servizi di salute mentale, nei luoghi frequentati da immigrati.
Dalle storie, dai personaggi letterari e da quelli reali,
emergono valori: lealtà, amicizia, appartenenza, rispetto per i maestri.
Sembra fantascienza.
Ascoltiamo la storia di Luigi Crossi, oggi diremmo bullizzato dai compagni e il coraggio di Garrone, che per proteggerlo si incolpa. Una storia dei nostri giorni.
Ascoltiamo la storia di
Mballe e del suo viaggio per terra e per mare, non aveva paura, non sentiva più
nessuna emozione, fino a quando non è stato salvato dalla nave dei Medici senza
frontiera e solo allora ha iniziato a piangere. Era salvo, era in Italia.
Attraverso queste storie vere, dalle storie di Garrone, del muratorino, di
Franti, della piccola vedetta lombarda si arriva alla storia raccontata da
Conrad in Cuore di tenebra, passando per la disfatta di Adua, dove morirono
tantissimi italiani circondanti da etiopi armati da Francia e Russia.
Suggestiva la sceneggiatura, bravi i giovani attori e i
ragazzi del liceo artistico, magistrale la lezione iniziale del maestro
Domenico Quirico.
Si è rivolto a noi, proprio a noi uomini occidentali del XXI
secolo, eredi di quegli intellettuali del Settecento che coniugarono la parola
diritto con la parola uomo, non nobile, non borghese, non aristocratico, Uomo,
senza distinzione di censo, genere, religione, provenienza.
I migranti inutili, coloro che arrivano a Pozzallo, a
Lampedusa e altrove nudi, privati dei loro stracci e non sanno fare nulla di
quello che sappiamo fare noi, a volte vivevano in luoghi senza elettricità, non
parlano alcuna lingua da noi conosciuta, questi uomini ci stanno interrogando
su chi siamo noi.
Una lezione magistrale.
La platea muta, immobile.
Un intellettuale carismatico.
Come sempre, il teatro è realtà e la realtà è teatro.
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