Compro i libri di Roberto Saviano perché lo stimo e poi
impiego del tempo per decidermi a leggerli. Saviano descrive la realtà che ha
deciso di raccontare in modo così crudo, che non sempre riesco a continuare la
lettura.
Ho letto “La paranza dei bambini”: la storia romanzata di
dieci ragazzini, uno di loro di appena dieci anni e gli altri con il motorino
ma non l’età per guidarlo, che sono accecati, come i pesci piccoli durante la
paranza in mare, verso la morte, la morte della loro adolescenza, la morte
della spensieratezza della giovinezza, la morte di ogni forma di compassione e
di umanità, la morte fisica di chi uccidono e la loro stessa morte.
Figli di Forcella e Ponticelli, cresciuti a videogiochi e
you-tube, schifano la fatica dei loro genitori per portare i soldi a casa.
Il loro boss, Nicolas Fiorillo, figlio di un insegnante di
educazione fisica e una titolare di una stireria in Via Toledo, decide che gli
uomini si dividono tra chi ha potere e chi no, tra chi ha i soldi e chi no e
inizia subito a intimidire e a spaventare, pur con un viso d’angelo e i capelli
biondi, raccogliendo intorno a sé i suoi amici che gli riconoscono il potere di
essere guidati verso il denaro guadagnato facilmente e speso immediatamente.
Iniziano con le estorsioni, continuano con “le stese”, corse
per le vie di Napoli in cui l’obiettivo è sparare in alto per spaventare tutti,
costringendo i presenti a stendersi a terra per evitare le pallottole, vendono droga, uccidono per acquistare potere,
sfidano i clan camorristici, si sentono immortali ed invincibili, proprio come
in un videogioco.
In questo libro mancano gli adulti, o meglio degli adulti
positivi, attivi, propositivi.
La famiglia di Nicolas è totalmente assente pur essendo
composta da persone oneste: la mamma titolare di una tintoria a Via Toledo, la
via elegante di Napoli e il padre insegnante di ginnastica. Un fratello minore
che pende dalle sue labbra e che alla fine paga il conto di questo amore
fraterno con la sua stessa vita.
La famiglia al primo arresto del figlio rimane
attonita ed impotente. La madre intuisce il male che cresce nel figlio ma non
sa affrontarlo e non chiede aiuto.
La scuola è l’altra grande assente: rari i riferimenti a
momenti scolastici, molte le assenze e un solo insegnante ascoltato,
l’insegnante di italiano che intuisce le potenzialità del ragazzo ma non
capisce che quelle potenzialità sono già al servizio del male.
Il mondo degli adulti per questi dieci ragazzini è quello
della malavita, della camorra: da lì il nostro biondino prende esempio, prova
ad emulare, a diventare grande e autonomo da tutti per ricavare i soldi per la
bella vita ché faticare per pochi soldi non ne vale la pena.
La storia inizia con un atto di prevaricazione, violenza ed
umiliazione verso un coetaneo, colpevole di aver messo dei like alle foto della
sua ragazza.
Da quel momento è una escalation che lascia senza fiato:
ragazzi liberi di sparare sulle terrazze napoletane, sfruttando i rumori dei
fuochi di artificio, lasciando vetrate rotte e antenne divelte. Come nei loro
videogiochi.
Ragazzi liberi di sparare a emigranti, usati come bersaglio vivo
per addestramento.
Ragazzi liberi di vendere droga e drogarsi.
Ragazzi pronti a diventare paranza, a comandare sul
territorio, a bere champagne e a divertirsi.
Ragazzi che vivono la notte, liberi di fare tutto ciò che
vogliono, senza nessun controllo.
Ragazzi che affittano una nave per una mini crociera nel
Golfo di Napoli.
E questo non è possibile, perché finché si è giovani, il
controllo del genitore, della scuola e della società sono fondamentali.
Nel 2013 a Forcella “La paranza dei bambini” sfidò clan
strutturati.
Leggo sui quotidiani del 2023 di baby gang a Torino, in
provincia e sarà così nelle altre città italiane. Dove sono gli adulti?
Non ti nascondo che questo libro, questa storia seppur romanzata,
mi ha profondamente turbato.
Nessun limite, nessun timore si frappongono tra questi
ragazzini e il desiderio di arricchirsi e spadroneggiare.
Un mutamento profondo di ciò che è da sempre il giovane per
antonomasia: paladino della giustizia e della libertà, con pochi interessi
materiali e pieno di ideali.
Questi giovani camorristi sono già vecchi perché attaccati
alla materialità e ancora giovani perché pieni di energia per ottenere ciò che vogliono.
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