Vorrei rispondere alla scrittrice, da me molto stimata, nonché collega, Stefania Auci che esamina sulla Stampa di domenica 31.07 la situazione esistenziale della generazione X e implicitamente rispondo anche a chi in precedenza ha scritto sul presunto conflitto generazionale tra boomer e millenial.
Mentre leggevo l’articolo, lo riscrivevo
così:
Sono nato quando l’Italia
dichiarò guerra all’Impero Austro-ungarico;
Sono diventato orfano nel 1918,
perché i miei genitori hanno contratto la terribile influenza spagnola, appena
terminò la guerra;
Ho studiato, camminando anche
nella neve per raggiungere la scuola, con i pantaloncini corti e i geloni;
Mi sono sposato il 2 giugno
del 1943, la casa dove avrei dovuto abitare con la mia sposa fu bombardata
dagli americani il 19 luglio del 1943 (Roma, San Lorenzo);
Ho lavorato con onestà (quella
vera) e tutti mi stimavano;
Ho avuto tre figlie;
Ho comprato la casa quando andai in pensione con i soldi della
liquidazione.
Ecco, mio padre non è mai
stato certo che avrebbe avuto tutto, mio padre sapeva di non avere nulla e dal
nulla ha lasciato una eredità spirituale e materiale alle sue figlie e ai suoi
nipoti.
Generazioni e generazioni
hanno vissuto guerre, fame, carestie, pestilenze, deportazioni, genocidi:
l’unica speranza spesso era sopravvivere.
Cari adulti delle varie
generazioni, anche noi boomer, che tanto invidiate, siamo cresciuti sapendo che
tutto si conquista, che non si butta nulla (“mangia con il pane”, era ciò che
ci veniva ripetuto più spesso a tavola), che si risparmia , che non si buttano
i soldi nei bar, negli aperitivi: la guerra è stato lo sfondo della nostra
infanzia, perché nelle famiglie se ne parlava, per ogni cosa. La tragedia della
guerra, della paura costante, del suono degli scarponi di tedeschi per le
strade, del caffè con la cicoria e del pane nero, della fame, dei cappelli di
carta e dei cappotti rivoltati che diventavano vestiti. Non si buttava nulla.
Noi boomer abbiamo respirato
questa atmosfera: siamo stati fortunati come voi a non vivere la guerra e la
fame, ma non abbiamo vissuto nel lusso.
Avevamo una certezza: la
scuola e la formazione culturale erano le vie per migliorare la propria vita.
So che oggi è tutto molto complicato,
complesso, ma vi invito a confrontarvi con le generazioni passate cogliendo
quanto voi della generazione x o voi millenial avete avuto dalla vita in questi
anni oltre a quanto non avete avuto.
Per quanto riguarda il fatto
che siete “la generazione della fine
degli ideali”, sinceramente non credo che la generazione dei primi anni del
Novecento avesse dei grandi ideali visto il risultato: fascismo, nazismo, II
G.M., lager, shoah, gulag. Alcuni sì, certo, i pochi resistenti, gli
illuminati, che ci sono sempre stati e sempre ci saranno.
Durante le mie lezioni di
storia ho sempre detto ai miei alunni che noi contemporanei viviamo meglio del
Re Sole.
Detto questo, rimbocchiamoci
le maniche perché c’è moltissimo da fare per chi è giovane oggi: la rabbia
usiamola per imporre un’agenda ai potenti della terra, a chi decide, affinché
al primo posto ci sia veramente il risanamento ambientale se non vogliamo tutti
cuocere a fuoco lento.
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