“ Secondo Lacan l’amore
è offrire qualcosa che non si ha a qualcuno che non lo vuole. Sembra tragico ma
credo abbia a che fare con la gratuità dell’amore”.
Elena Biondo ha scritto il suo
primo romanzo. E’ autrice di diversi racconti pubblicati in antologie.
Psicologa torinese, madre di tre splendide creature e insegnante.
Inizio dall’analisi del titolo
“Soli fra le stelle”, nel senso letterale la parola soli può essere inteso come
plurale di sole, che non esiste, in quanto il Sole è unico per il nostro sistema planetario, ma
in fin dei conti noi cosa ne sappiamo di quanti soli esistono nell’Universo?
Infiniti ci dicono gli astronomi. Siamo
qui sulla piccola e verde terra, contornati dall’azzurro e del resto sappiamo
solo ciò che riusciamo a vedere. Siamo piccolissimi di fronte all’infinitamente
grande. Crediamo di sapere ma in realtà sappiamo ben poco.
Oppure “soli” è aggettivo
sostantivato plurale di solo. Ovvero noi uomini siamo tutti soli tra le stelle.
E abbiamo bisogno di amore e di riconoscimenti, in altre parole di energia e
calore.
Nel suo libro si racconta la
storia di Angelina, una psicoterapeuta che per guadagnare ha dovuto cambiare l’etichetta del suo studio
e scrivere “Psicoastrologia e sviluppo individuale” così i suoi pazienti sono più
tranquilli a raccontare che “noi del Capricorno per due mesi abbiamo avuto
urano in opposizione?” Perché questo a volte crea meno ansia che
dichiarare di aver bisogno di un aiuto psicologico.
Lei, Angelina fa sempre la
stessa cosa, ascolta e osserva.
Nella sua routine di pazienti
che affrontano le difficoltà della vita, dal vuoto di senso che nasce nel tempo
della pensione, alla solitudine e senso di esclusione di chi è stato abbandonato
dai genitori, alla fatica di chi viene regolarmente tradito da chi si ama
profondamente, improvvisamente scopre che una sua paziente, Barbara Vallora, è
“letteralmente sparita”.
Il romanzo si trasforma ben
presto in un giallo quando il marito di Barbara, il Prof. Zinaldi, stimato
professore universitario e critico letterario torinese, viene trovato morto sul
marciapiedi di Via Verdi.
La dott.ssa Sperperi, Angelina
appunto, si interroga se Barbara, moglie
tradita e offesa del Prof., possa essere l’autrice del probabile omicidio e
decide di cercarla ripercorrendo luoghi e incontrando persone di cui la stessa
paziente le aveva parlato durante le sedute.
Una psicoterapeuta che diventa
investigatrice (non è poi questo, in - vestigare, seguire tracce, ricercare con
cura per scoprire, conoscere, che fa colei o colui che ascolta i nostri dolori
esistenziali?) e coinvolge nelle ricerche un suo paziente e il suo adorato
nipotino Davide. A te lettore, lettrice lascio il seguito: riuscirà la nostra
eroina a svelare questo mistero?
Un romanzo che ho letto tutto
d’un fiato, come spesso mi capita quando la storia mi coinvolge.
L’autrice ha saputo
raccontarci la vita di una psicoterapeuta che ascolta e osserva, che entra nella vita dei suoi pazienti, di cui tiene
memoria in tanti piccoli quaderni “che alla fine sono una piccola enciclopedia
di dolori, speranze, sogni paure e ricordi”.
Poi “suonano, Barbara sparisce
di nuovo, è già ora di Claudia”.
Una giornata piena “ma ci vivo meglio che nel
vuoto”.
Soli fra le stelle, appunto.
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