Non mi recavo a cinema dal gennaio del 2020.
Ero certa, certissima che a giugno 2021, appena le norme
anticovid lo avessero permesso, sarei tornata a cinema a godere la visione di
un film sullo schermo gigantesco, immersa totalmente nella storia proiettata senza
alcuna distrazione.
Non è stato così. Non ci sono andata e mi sono stupita di
me stessa e di quanto fossi cambiata in questi lunghi mesi di solitudine e di
visione di film sul piccolo schermo del mio pc. Mi ero accontentata e
continuavo a farlo.
Poi ho saputo pochi giorni fa che il cinema del mio
quartiere, i F.lli Marx, dove ho visto in questi anni tantissimi film, avrebbe
riaperto, e ho capito che era proprio giunto il momento di mandare un messaggio
di speranza sia a chi con coraggio riapriva l’attività dopo mesi di inattività,
sia a me stessa.
Il film che ho scelto si intitola Europa.
Il regista
fiorentino, Haider Kashid, è stato premiato a Cannes per questa sua opera.
E’ la storia di Kamal, un giovane iracheno, che dalla
Turchia tenta di entrare in Europa dalla famosa rotta balcanica.
Sbarcato in Bulgaria, catturato dalla polizia, si libera ed
inizia a scappare attraverso la foresta, inseguito dai cacciatori di migranti,
gente senza scrupoli.
Il film non ha dialoghi o colonna sonora, o meglio, la
colonna sonora del film è il fiatone di Kamal che corre terrorizzato dagli
spari, dagli elicotteri che sorvolano la foresta. Noi corriamo con lui, grazie
ad una telecamera che inquadra il protagonista e le asperità del terreno. La
tecnica usata mi ha ricordato il film “Il figlio di Saul” , la cui recensione
puoi trovare nel mio blog.
Solo il dolce rumore dell’acqua delle cascatelle dalle
quali il giovane migrante si disseta,
dona tregua all’incalzare della corsa.
Paura, sete, fame, dolore, solitudine: bisogni primari
disattesi in questa corsa disperata per entrare in Europa ed essere accolto
come rifugiato.
L’Europa, la culla dei diritti umani, la culla della
civiltà greca-romana, la terra dove l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese
hanno rivoluzionato l’ordine sociale e politico, accoglie così i bisognosi di
protezione e aiuto.
Lo sai, lo sappiamo, però correre con Kamal è efficace.
Geniale trattare il tema della rotta balcanica attraverso
una storia individuale e non collettiva. Lo spettatore si immedesima, corre,
inciampa, suda, si sente svenire dalla stanchezza e dalla paura, cerca rifugio,
cerca cibo, si nasconde e capisce bene il viaggio della speranza via terra di
molti esseri umani.
Lo consiglio.
Nessun commento:
Posta un commento