venerdì 13 novembre 2020

Giornata mondiale della gentilezza: auspichiamo un contagio

 

 

13.11.2020  Giornata mondiale della gentilezza

 

A cosa serve una giornata mondiale della gentilezza? A riflettere su una virtù così importante, così poco allenata e praticata da alcuni umani. Magari a contagiare altri con la nostra gentilezza. Sarebbe un bellissimo contagio. Lo auspico.

Voglio condividere con te alcune riflessioni e magari chiederti cosa sia per te la gentilezza.

Per me è una carezza dei miei nipoti, non chiesta



 

Per me è un sorriso dato e ricevuto

Per me è parlare con voce silenziosa

Per me è accorgermi del bisogno dell’altro

Per me è prendermi cura di me e dell’altro

Per te?

Recentemente sono stati pubblicati due libri sulla gentilezza.

Il primo che devo ancora leggere si intitola “Biologia della gentilezza” di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo. Conosco Daniel e penso che sia un libro da leggere. Il secondo di Gianrico Carofiglio “Della gentilezza e del coraggio” .

Molti anni fa lessi il saggio di Norberto Bobbio  “Elogio della mitezza” e mi piacque tantissimo. Cito qualche passo qui di seguito:

“Il mite rifiuta la distruttiva gara della vita per un senso di fastidio, per la vanità dei fini cui tende questa gara, …..non serba rancore, non è vendicativo, non ha astio contro chicchessia….che la mitezza sia un virtù non ho dubbi….il mite può essere configurato come l’anticipatore di un mondo migliore”.

Il mite quindi è un gigante, una persona che non porta rancore, che non è vendicativo, che non è polemico, attaccabrighe, non accende odio nella vita reale e virtuale (chissà Bobbio cosa scriverebbe oggi sugli odiatori da tastiera) è un non-violento per antonomasia. Questa definizione portò ad uno scontro dialettico con il Prof. Giuliano Pontara. Sappiamo tutti che la non-violenza è una dottrina e una prassi anche politica e tutti conosciamo alcuni grandi Maestri che hanno cambiato il mondo con la loro azione non violenta. Affermare che la mitezza è una virtù che in politica non ha alcuna parte, come afferma Bobbio, non significa affermare che i miti in quanto non violenti non agiscano politicamente. 

Con stupore anche Carofiglio prende le distanze dal “mite” di Bobbio:

“la gentilezza a cui ci riferiamo è però assai diversa dalla mitezza di N. Bobbio”(p.16),…. la gentilezza è una virtù marziale (p.17)

“La pratica della gentilezza è una scelta e per esercitarla ci vuole coraggio. Dobbiamo superare la paura, vincere la rabbia, a volte superare la disperazione. Dare senso. Essere umani.” (p. 114)

Non sono una filosofa, non mi azzardo a disquisire sulle somiglianze delle due posizioni, in quanto a mio modesto parere essere miti e gentili è ovviamente una scelta e  ci vuole coraggio a vivere con coerenza, sia che la gentilezza si definisca alla maniera di Bobbio, sia alla maniera di Carofiglio.

Il mite, dice Bobbio, non porta rancore, non è vendicativo e Carofiglio scrive, vince la rabbia.

Credo che nessuno possa credere che il mite di Bobbio sia un alieno: prova sentimenti e cerca di contenerli, a dare un senso, come dice Carofiglio e decide di non essere vendicativo.  Il mite non è remissivo, aggiunge Bobbio e con questa precisazione risponde ai dubbi, sia di Pontara che di Carofiglio, sulla sua definizione di mitezza.

Insomma, le due posizioni, a parte gli esempi diversi nel corso dei due saggi, mi sembrano molto più vicine di quanto non appaia.

In ogni caso, oggi, giornata mondiale della gentilezza, penso alle infermiere della RSA del Veneto (per estensione a tutte le infermiere e a tutti i medici) che ieri sera ho conosciuto grazie ad un servizio di Piazza Pulita sulla 7. Lavorano sia nei reparti dei positivi sia in quelli dei negativi. Hanno una parola  per tutti e fanno ciò che possono. Sono poche. Credo che siano coraggiose, credo che siano gentili a continuare a lavorare in questa situazione. Non ditemi che è il loro lavoro. Non ditemi che sono pagate per questo.

Io credo che la gentilezza salverà il mondo, insieme alla bellezza e ovviamente alla cultura.

Anche in questi giorni, decisamente drammatici, in cui ci sentiamo impotenti, disorientati dall'impalpabilità del nemico, dalle risorse e mezzi che abbiamo insufficienti e dalla mancanza di organizzazione, anche in questi giorni, soprattutto in questi giorni prendiamo la mano di chi ci è vicino e facciamo compagnia a chi ci è lontano con i potenti mezzi tecnologici che la mente umana ha saputo produrre e mai come oggi benediciamo.



 

 

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