venerdì 6 novembre 2020

DIARIO DALLA ZONA ROSSA

 

Diario dalla zona rossa


Questo è il secondo lockdown in Piemonte, Lombardia, Val d’ Aosta e Calabria.

Io vivo in Piemonte.

Oggi è il primo giorno del secondo lockdown.

Non so perché, ma da oggi, anzi da ieri, ho voglia di dolci, ho voglia di cucinare più del solito.

Non so perché, o forse lo so, ma da oggi ho voglia di bere un po’ di vino, cosa che per motivi di salute del mio apparato gastrointestinale non faccio mai o quasi mai. In realtà io credo di essere un’astemia, o meglio lo ero sicuramente da giovane. Se bevevo mezzo bicchiere di spumante o di altro vino, iniziavo a ridere a crepapelle. Una volta mio marito o meglio colui che sarebbe diventato mio marito, mi dovette schiaffeggiare, preoccupato dalla risata incontrollata, ma tanto liberatoria, di cui ho ancora memoria tanti anni dopo, che non conosceva e che lo preoccupava. Avrebbe potuto mancarmi il fiato, certo. Però in quel momento mi sentivo leggera e felice. Sì, credo proprio di essere un’astemia che si è abituata a festeggiare feste e ricorrenze con un po’ di vino, che ha per anni bevuto un boccale di birra con la pizza, certa subito dopo di essere ancora più sincera e franca di quanto non lo fosse normalmente. Sì perché ho questo difetto, un tempo chiamata virtù: la sincerità, gentile, ma implacabile.

Quindi oggi a tavola mi sono accorta di non aver bevuto acqua, ma il vino dolce che ieri sera abbiamo aperto per brindare al compleanno di mio marito su zoom con i figli e i nipoti.

Non so perché, ma alle 13 ero ancora in camicia da notte.

Ieri sera ho preso foglio e penna per programmare bene i prossimi giorni. L’ho lasciato bianco e mi sono persa consapevolmente nei post di fb.

Questa mattina mi sono alzata decisa a mettere in ordine la mia giornata, io che non ho mai avuto abitudini se non quelle imposte dalla società. Tante certo, ma imposte. Liberatami dell’obbligo del lavoro, ho abolito le abitudini.

Senza abitudini: non vado al bar, non ho gruppi di amiche con cui ritrovarmi periodicamente, non ho orari precisi per docce e capelli, né per altro, non ho un momento specifico della giornata per leggere o per ordinare la casa. Ah sì, l’orario dei pasti. Un po’ elastico, ma c’è.

Il momento della pratica yoga. C’è. Ma elastico.

Questa mattina quindi mi sono alzata decisa a mettere delle abitudini (sono dei riti e rasserenano) e mi sono ritrovata a conversare in bagno con una vecchia amica di un suo doppio profilo fb, colpa mia, che messaggio ovunque e sempre e poi, sempre in camicia da notte a progettare nuove scritture con una psicologa. Da lì il passo è stato breve e ho continuare a lavorare con il pc e a ritrovarmi all’ora di pranzo ancora in camicia da notte.

Mio marito, quando mi vede così svagata, persa in un’altra dimensione, di racconti, di idee, di pensieri, di progetti a volte mi sostituisce a volte pretende la mia attenzione e cura.

Oggi, ancora sazio delle attenzioni che ha avuto ieri, sono riuscita a farmi preparare da mangiare.

Ho mangiato distrattamente, in terrazzo, anzi balcone. Da sola. Perché sul balcone non arriva la voce concitata, urlata dei conduttori televisivi.

Il balcone sarà nuovamente un luogo importante per molti di noi, però è autunno e non so per quanti giorni potremo sostare sul balcone.

Primo giorno, niente abitudini, una mattinata in camicia da notte, idee nuove per la testa, voglia di cibo e di vino.

Tu lo sai che il primo problema di questo periodo è sanitario, non ne tratto. Secondo me il secondo è progettuale.

Lo stare a casa può impedire la realizzazione dei progetti, ma non l’ideazione.

Ecco, questo è il mio messaggio nel primo giorno di lockdown: progettiamo qualcosa. A breve e lungo termine. I regali di Natale. Un nuovo libro. Un nuovo quadro. Un nuovo lavoro a maglia. Un nuovo libro da leggere. Nuove ricette. Telefonate a vecchi amici. Chissà quante altre cose possiamo fare, sappiamo fare. Restaurare un mobile. Modellare la creta. Organizzare eventi on line. Pensare al dopo, alla ricostruzione.

Poi camminiamo “in prossimità di casa” come dice il nuovo DCPM e proviamo a cercare la bellezza della natura, nelle foglie gialle, nell’albero del viale, nel fiorellino che resiste ancora, nel viso di un bimbo o nello sguardo di un anziano.




 Foglie giallissime del Ginkgo Biloba

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