giovedì 14 maggio 2020

IL MONDO IN UNA STANZA N. 7: RICOMINCIAMO DALLA CULTURA





Nicola Lagioia ha appena inaugurato, all'interno di un deserta Mole Antonelliana, l'edizione extra del Salone del Libro. On-line, in diretta, come tutto ciò o quasi che molti di noi fanno in questi giorni di pandemia.
Ricominciamo dalla cultura: proprio dalla cultura, cioè dai libri che ci hanno tenuto compagnia con le loro storie in questi giorni di quarantena.
Un Salone dedicato ai medici e agli infermieri, un Salone per il quale hanno lavorato notte e giorno, un Salone al quale molti scrittori hanno aderito e che vedremo sfilare sui nostri schermi uno dopo l'altro in questi entusiasmanti quattro giorni, quattro giorni di speranza, quattro giorni in cui reagire.
Nicola Lagioia è lo scrittore e l'uomo delle sfide impossibili, come quella di quattro anni fa, quando i grandi editori si erano spostati a Milano. A Torino il suo Salone del libro fu un successo tale che gli stessi editori tornarono l'anno dopo nel capoluogo sabaudo.
E ora questa sfida : un Salone virtuale, con collegamenti da tutti gli angoli del mondo, con i partecipanti a casa loro.
Per ricominciare.
Il titolo del Salone è : "Altre forme di vita". Un titolo profetico, scelto molti mesi prima dell'arrivo del virus che ha paralizzato il mondo.

Questa sera ho assistito da casa alla lectio  di Alessandro Barbero sulle conseguenze inattese delle catastrofi sull'umanità.
Lo storico più amato del momento ha ricordato altre epidemie in Europa e ha sottolineato come ogni volta, sia gli antichi imperatori Romani che i Prìncipi del Rinascimento, al termine dell'epidemia avevano compreso l'importanza del capitale umano e facilitarono chi l'immigrazione chi l'aumento del salario.
Come sempre la storia può dare dei suggerimenti ai governanti contemporanei, che, a differenza del passato, vivono tutti contemporaneamente lo stesso problema.
Ti lascio lettore, lettrice, con questo aneddoto su Salvemini, che mi pare di buon auspicio. Il grande studioso meridionalista, agli allievi della Università di Firenze, che lo reintegrò venticinque anni dopo averlo estromesso,disse: "Come stavamo dicendo l'ultima volta..." per continuare ciò che  era stato bruscamente interrotto dal fascismo prima e dalla II Guerra Mondiale dopo.
Per ricominciare.




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