domenica 10 marzo 2019

PARLAMI DI TE






In modo delicato ed ironico il regista restituisce allo spettatore un evento drammatico della vita del protagonista, Alain.
Il film diretto da Hervé Mimran è ispirato al libro autobiografico di C. Streiff, ex CEO di Airbus.
Alain è uomo in affari, abituato al potere, a comandare, ad avere pochissimo tempo per gli affetti e per la bellezza del mondo circostante: la sua frase simbolo è “Mi riposerò quando sarò morto”.
Minimizza, anzi ignora i primi segnali di evidente malessere, fino ad arrivare al coma per ictus.
Si risveglia con una delle tante forme di afasia, quella che ti fa dire notte al posto di giorno o rasta al posto di basta,  ma se a interloquire con te è un manager altrettanto spietato come te, la speranza di essere accettato e compreso è ridotta allo zero per cento.
Come succede spesso nei casi di malattie invalidanti, il soggetto scopre le piccole cose della vita, anzi direi la vita stessa scorrere intorno a lui. A noi che lo osserviamo appare più simpatico ed umano da afasico che da Ceo.
Ad aiutarlo una logopedista capace di fargli ritrovare il filo della memoria  e il senso della vita, mentre lei stessa cerca di ritrovare le sue origini.
Alain mostra notevole resilienza, coraggio, determinazione nella sventura così come aveva fatto da uomo di successo: non si scoraggia e questo è il più bel messaggio del film.
A noi spettatori permette anche qualche risata liberatoria ogni qual volta le difficoltà linguistiche provocano incomprensione e stupore negli altri.
È esattamente quello che succede nella vita degli afasici e dei loro cari, che li accompagnano sempre timorosi del giudizio altrui e sempre pronti a sostituirsi a loro, a proteggerli e a difenderli. In realtà spesso se la sanno cavare benissimo da soli.
Fabrice Luchini è veramente super bravo nella parte dell’afasico.
Consiglio questo film a tutti.

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