Da ieri si può vedere anche in Italia il film del regista
Alvaro Brechner che racconta la storia di tre tupamaro, tre rivoluzionari
uruguaiani arrestati e torturati dal 1973 al 1985, per 12 lunghissimi anni fino
alla loro liberazione.
Il regista racconta pochissimo della storia politica del
Paese, mentre approfondisce e scava nell’intimo, nella psiche di colui che vive
una condizione estrema, una vita non vita, sporco, affamato, assetato, abbandonato,
isolato, umiliato, stretto da alte mura bagnate e nude, senza un
giaciglio, senza un indumento, senza un raggio di sole, senza il cielo, senza carta e penna, senza libri, senza oggetti, picchiato, offeso, incappucciato, spostato da una prigione all’altra, torturato.
Come può un uomo resistere a tutto ciò?
I tre Tupamaro potevano impazzire, mentre uno, Pepe Mujica è
diventato Presidente dell’Uruguay, Eleuterio Fernandez Huidobro Ministro della
Difesa e Mauricio Rosencof poeta e scrittore di fama mondiale.
Ognuno di loro riesce a sopravvivere, a salvarsi come avrebbe
detto Primo Levi, anche grazie ai sogni: Mauricio sogna di scrivere poesie e
per un attimo riesce a stabilire un contatto con un suo aguzzino proprio grazie
alla poesia; Eleuterio sogna la moglie e il pensiero di lei gli dà la forza di
resistere; Pepe è il più isolato tra i tre, rischia una psicosi, ma le
rarissime visite della madre gli infondono la forza di resistere.
L’infinito spazio interiore dei tre protagonisti è
costantemente rapportato alle mure delle celle, anguste, sporche, alte, nude.
Intorno ai tre, tranne il secondino che ringrazia per le
poesie che Mauricio gli detta per la sua fidanzata, c’è l’indifferenza di
coloro che praticano il male. Sono tutte comparse, di loro non rimane traccia
negli occhi e nella mente dello spettatore: tutti uguali.
Ancora un film che ci ricorda il rischio che tutti gli uomini
corrono quando la violenza guadagna
spazio nei rapporti umani.
Gli attori sono stati straordinari: Antonio De la Torre ,
Alfonso Tort e Chino Darin.
Un film che merita di essere visto e di essere premiato.
Una storia che non si dimentica, che non si deve dimenticare.
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