Mi piace l’idea di raccontare la storia di una donna, Marina
Bassano Miyakawa a te, lettore, lettrice, per far conoscere una vita spesa per
costruire e non per distruggere, come ogni giorno e in questi giorni ancora di
più, constatiamo.
Marisa incontrò l’uomo della sua vita al salone dell’auto di
Torino nel 1960. Era un giapponese, Hideyuki Miyakawa, faceva un giro del mondo
in moto, come reporter per una rivista automobilistica.
Fu un colpo di fulmine, ma questo innamoramento non impedì a Marisa di partire per il Giappone, come
aveva stabilito e risiedere lì per un anno. Hideyuki la raggiunse in Giappone e
si fidanzarono.
Sorse per il matrimonio il problema religioso: lei di
famiglia cattolica, lui buddista.
Il fidanzato si convinse: si preparò al battesimo e ben
presto si sposarono a Torino.
La loro coppia aveva un grande progetto: un famiglia
internazionale dove l’incontro delle due culture indicava una doppia
possibilità. Ai loro figli naturali, ai quali diedero due nomi, uno italiano e
uno giapponese, si aggiunsero dei figli adottati, che accolsero e crebbero
nella loro grande casa di San Pietro, ai piedi di quel posto magico che è la
Sacra di San Michele in provincia di Torino.
Ebbero 7 figli: Mario Yukio, Francesco Zenjiro, Nalini,
Antonio Masayuki, Maria Shizuko, Sara e Davide.
Marisa però sperava sempre di poter adottare un bimbo
africano, finchè la coppia accolse la richiesta di aiuto di Suor Tarcisia,
dallo Zambia, che chiedeva collaborazione alle famiglie italiane per gli
sfortunati di quella terra. L’elenco dei
bambini africani adottati a distanza superò i duecento e continua ancora oggi.
Oltre alla famiglia, ai figli adottati a distanza, al lavoro,
i coniugi si dedicarono al gruppo famiglia di san Pietro e ai corsi
prematrimoniali.
Queste attività furono fondamentali per la coppia e permisero
loro di diffondere la possibilità e l’importanza dell’adozione internazionale.
A tutto questo si aggiunse la formazione
del centro per l’educazione della famiglia (CEPAF).
Nel 1983, volendo migliorare la loro qualità di vita
acquistarono con altre famiglie un podere nel comune di Suvereto (Li) e
trasformarono la Bulichella in un’azienda agricola biologica e agrituristica.
Alla famiglia si aggiunse Ktiuscia, una ragazza toscana che divenne la loro
ottava figlia.
Instancabili negli anni 90 aprirono un centro interculturale
per promuovere gli scambi tra il Giappone e l’italia, nel ‘93 nacque il
progetto “New start” che consisteva nell’accogliere due o tre volte all’anno
gruppi di 7 ragazzi giapponesi, problematici, chiusi in se stessi, per 45 gg.
In 10 anni passarono 65 giovani.
Marisa morì il 27 dicembre del 2003, una morte inaspettata.
La vita di una donna molto attiva, che ha prodotto tanto bene
intorno a lei, madre di una mia amica,
mi ha commosso profondamente e per questo ho deciso di condividerla con te
lettore-lettrice.
Per saperne di più, www.unsorrisopertutti.org
E per leggere il libro: Un sorriso per tutti di H. Miyakawa
San Paolo Edizioni
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