E’ l’unico modo che conosco per superare la frustrazione da
mancanza di comunicazione con il mio pc. Raccontarla. A te che hai voglia di
leggerla.
Cosa vogliono esattamente da noi, nati quando già avevano
inventato la luce, il telegramma, la radio, la tv, l’auto, la bici, i treni,
gli aerei, gli elettrodomestici a cui si è unito questo affarino piccolo che
contiene la mia memoria, che viene data in pasto anche ad altri che non conosco
e soprattutto mi tiene in scacco per ore e ore, senza eliminare la carta, di
cui siamo tutti pieni, in casa e in ufficio e soprattutto eliminando le
preziose relazioni sociali che si instauravano in coda alla posta, alla banca,
all’Inps ecc.
Questa scatoletta è comoda è, per carità, però…..
Oggi possiamo acquistare, pagare bonifici, accreditarci su un
sito e su un altro, moltiplicando le password da ricordare e cercando di
districarci come in un labirinto nei mille modi diversi di organizzare i siti.
Una volta entravi in un portone, di un bel palazzo, magari in
un centro storico e vi erano cartelli chiari che indicavano dove andare e vi
era anche un essere umano per i distratti.
Una volta.
Non amo le file (stavi già leggendo file nel senso di documento eh), ma vi erano esseri umani accanto a me ed era interessante, stimolante, curioso.
Ora i cartelli li devi cercare, cliccando e poi scompaiono
uno dopo l’altro e poi il sito si disconnette e il biglietto del treno che
avevi trovato a 45 euro passa per non si sa quale magia a 56 e poi ancora, se
non ti sbrighi, se hai dei dubbi sull’orario, lievita ancora perché i biglietti
vengono divorati in giro per l’Italia, per il mondo da dite fameliche che
stanno digitando come te alla ricerca del miglior prezzo.
Vogliamo parlare della questione del miglior prezzo?
Perché abbiamo permesso che chi si siede sullo stesso treno o
aereo paga una tariffa diversa a secondo che abbia prenotato un’ora o un giorno
prima o dopo, di notte, di giorno all’ultimo momento o con largo anticipo?
Mi piaceva molto sapere che un servizio fosse uguale per
tutti, a parte i dovuti sconti agli aventi diritto.
Mi piaceva sapere che tutti, usando lo stesso servizio,
fossimo uguali.
Pensiamo alle tariffe telefoniche, a quelle per gas, luce,
insomma è un dedalo di prezzi e la nostra vita non può essere spesa così
stupidamente.
Torniamo al mio problema di oggi: devo richiedere la carta
BIP per circolare sulla rete urbana torinese. Semplice no? Non ci sono riuscita
ed è la seconda volta che ci provo. Motivo: i file da allegare, foto tessera e
carta d’identità non so ridurli a quella dimensione richiestami, 500kb.
Semplice dirai tu, lettore e lettrice che stai sorridendo del
mio analfabetismo informatico. Chiedi a Salvatore Aranzulla. Ho chiesto e ho
trovato solo riduzione di foto, ma la mia risulta già micro, troppo micro, io
devo ridurre il peso della carta d’identità.
Rinuncio però penso che, se mi obbligano a comprare la carta
BIP, dovrebbero darmi una mano, perché comunque pure se ho iniziato a lavorare
con il pc quando ancora si chiamava terminale, nel 1979 in Bnl, se ho scritto
la mia tesi di laurea su un pc, ricordo ancora l’ansia di perdere tutto quello
che scrivevo, i dischetti, i floppy in cui copiavo e copiavo, salvavo e salvano
ancora, insomma pure se sono sufficientemente svezzata che non mi ha fatto un
baffo né l’introduzione del registro elettronico a scuola, né la mania di
documenti da inviare ai siti della scuola, anzi, aiutavo le colleghe coetanee
ma non svezzate, ora però che io debba trascorrere ore e ore di incomprensione
telematica….
Passo a pagare le tasse: la tari.
Ogni volta che entro nel cassetto tributario, la password non
gli piace. Eppure è quella, l’ho modificata e trascritta, ne sono certa. E così,
ricomincia con tutte quelle noiosissime operazioni per cui devi ripetere tutto
da capo e devi anche copiare lettere misteriose ruotate nei modi più fantasiosi
oppure cercare di trovare le auto nelle vignette. Tutto perché non sono un
robot. Fatemi una domanda normale. Proverò
a rispondere.
Che so: chi era Napoleone Bonaparte? Da quale mare è bagnata
la Toscana? Fatemi sentire un uomo, meglio una donna, perché così mi sento un
robot frustato.
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