sabato 10 marzo 2018

GLI ABBAINI




Preparare uno spettacolo è vivere una possibilità, una trasformazione, assistere ad un’apertura, ad un cambiamento, è prendersi cura di mille piccoli particolari, è costruire un puzzle, è vedere crescere giorno dopo giorno te stessa e chi ti è accanto fino all’incontro finale con gli altri, coloro che hai invitato tu personalmente e gli altri, coloro che non conosci e in quel momento la trasformazione si è completata, la magia sta accadendo, una fusione di cuori completa, un crescendo di intesa sottile, impalpabile, ma presente negli sguardi, nei sorrisi, negli applausi.

Ieri sera ho cantato ancora una volta con il mio gruppo vocale “Gli Abbaini” nell’auditorium “Orpheus” dell’Educatorio della Provvidenza di Torino.
I primi spettatori sono arrivati mentre noi ci esercitavamo, abbiamo chiuso il sipario per continuare inosservati e quando il sipario si è aperto, voilà, non solo la sala era piena di persone amiche sedute, ma la gente era in piedi, seduta per terra e la porta d’ingresso era aperta e gli amici erano anche fuori.
E’ salita sul palco Floriana, la nostra maestra e la magia è iniziata.
Ha iniziato ad aprirsi come un fiore, lentamente, sprigionando profumi e colori, vibrazioni positive come lei sa fare, parlando al pubblico e raccontando loro la genesi del nostro spettacolo, frutto di collaborazione e di decisioni prese insieme, sperimentando in ogni prova la faticosa arte della democrazia, del rispetto e dell’accoglienza.
Cantiamo la donna, quella che siamo, che siete, che tutti hanno almeno in parte dentro di sé, quella che vorremmo essere e che non vorremmo essere, quella che gli altri vorrebbero che fosse, con ironia, leggerezza e profondità.
Gli occhi di Floriana, lanterne luminose e le rughe, frutto dell’età, sono sparite magicamente in un sorriso radioso inviato al pubblico e a noi, le sue allieve quasi tutte attempate che ogni giovedì, anche se stanche, anche se fuori fa freddo e nevica, si presentano regolarmente nel suo cenacolo, bevono una tisana calda e iniziano a scaldarsi la voce, sapendo che troveranno in lei una persona capace di tirar fuori, anche quella sera storta, qualcosa di buono. Magia dell’essere non solo artisti, ma formatori di anime.
Dietro di noi scorrono le foto delle nostre eroine, donne che hanno dato molto a tutta l’umanità e lo spettacolo può iniziare.
Donna, cantiamo la donna.
Insieme a noi c’è Olivia,  con la sua voce calda e profonda, recita i nostri lamenti e i nostri sogni, le paure e i pregiudizi, in un crescendo di riflessioni, risate ed emozioni. Tutti gli spettatori si innamorano di lei: bisogna ascoltarla per capire quali emozioni riesca a tirar fuori da noi con la sua voce. Una grande attrice, una grande donna.
Lo spettacolo procede tra leggerezza e profondità, come un’onda, come la nostra vita.
Gli spettatori applaudono, noi siamo lì, sul palco, unite da un obiettivo comune, attente le une alle altre, sorridenti e felici, sì, felici, perché ha preso forma il lavoro di mesi ed è lì in quel momento, una piccola magia, un incontro di parole, musica, immagini, cuori, pensieri, visi, mani e percepisco un’unità, precaria, ma c’è, è possibile in una vita dissociata come quella dell’uomo contemporaneo, perennemente connesso al mondo e sconnesso da se stesso,  è possibile cantare in coro senza perdere se stessi, senza più sentire la propria voce, trasformata in un’altra voce, quella di tutte noi.
Nessuna è protagonista e tutte lo siamo. Un coro è una squadra, unita dall'obiettivo, consapevole che tutte le voci, tutte siano ugualmente importanti e che il successo di una sia il successo di tutte.
Cantanti e improvvisate attrici, ora con un ventaglio, ora con un costume, ora con un foulard, colori e simboli che evocano un mondo onirico.
Cantiamo la donna.
Il sipario cala, la magia è finita, lo spettacolo è stato un successo, siamo felici per noi e per l’associazione LVIA che ci ha invitato a cantare per sostenere i suoi progetti, per gli amici che sono venuti ad assistere.
Il fiore lentamente si chiude, ci dispiace allontanarci dal palco, decidere che lo spettacolo sia finito, ora torna nelle nostre vite a scorrere la vita vera, non sempre così colorata, profumata, allegra, ma dentro di ciascuna di noi rimane quel fiore e tutti quei profumi e colori.
Ieri sera il coro Gli Abbaini ha contribuito al sogno di un mondo migliore e questo è il regalo in assoluto più grande che ricevo dalla mia partecipazione.
A me resta poi, come a tutte noi , la gioia di abbracciare uno ad uno chi ci ha ascoltato, perché  questo fa bene al cuore.





Nessun commento:

Posta un commento