domenica 7 gennaio 2018

LA LIGURIA E LA POESIA



Una delle venti regioni italiane, vicina al Piemonte, dove risiedo, da me conosciuta fin da piccola, quando vivevo a Roma e il viaggio per arrivarci era lungo e si complicava quando si arrivava al passo del Bracco, rimasto nella mia memoria come il luogo dove qualcuno della famiglia doveva scendere dalla macchina per la nausea.
Liguria, terra di mare e montagna insieme, di nuotate e passeggiate sul mare e sui monti, con scorci mozzafiato sulla via Aurelia, con luoghi ricchi di storia, con luce scintillante sul mare increspato e aria salmastra e buio nei carrugi vicini al lungo mare e aria profumata di erbe officinali e fiori.
Liguria, terra di sapori forti, mediterranei, di pesce e focaccia.
Liguria terra di poeti e scrittori.
Dal mio arrivo alla mia partenza, la poesia mi ha accompagnato.
Sono partita con un libro di poesie di Franco Arminio e  in ogni luogo dove sono andata ho incontrato messaggi poetici e filosofici.
Ad Albenga, sulle panchine del lungo mare ci sono stampate massime filosofiche, sulle piastrelle dei carrugi pensieri poetici.


In via Balbi a Genova ho scoperto lo Stendiversomio e ho letto poesie urbane che mi hanno accompagnato nella mia esplorazione della vecchia città marinara



 e , a Pieve di Teco, un paesino lungo la strada che porta al passo di Nava, in una panetteria, che ha il solo merito di sfornare pane naturale e dove alle 4 del pomeriggio il pane era tutto terminato, anche lì, sul vetro della vetrinetta, pezzi di carta riportavano massime filosofiche e versi poetici.
Per non parlare della strada dell’amore e dei versi di Montale, strada che non percorro da tempo, ma che ricordo molto bene,
dovremmo prendere esempio dai liguri, che ricordano i loro padri,i loro poeti, gli scrittori che hanno scelto la loro terra.
Vorrei trovare per le strade romane i versi di Belli e di Trilussa, per Napoli i versi di Edoardo, per Catania quelli di Pirandello, per Torino quelli di Pavese, sulle alpi Ungaretti e Quasimodo, per Ferrara Ariosto, per Firenze Dante, Petrarca e via così.
E poi entro in un santuario sperduto e trovo degli affreschi che ritraggono la vita e la morte di Gesù e sono belli e sono inattesi, quassù, sulle Alpi Marittime



 e sono felice di essere italiana, di potermi stupire di quanto abbiamo prodotto in duemilasettecento anni di storia e vorrei non solo custodire, ma vorrei che da tutto questo nascesse ancora e ancora un nuovo Dante, un nuovo Leonardo, un novello Michelangelo, vorrei che si smettesse di pensare che tutto questo è storia, perché tutta questa bellezza è oggi, è qui, è presente.
Però prima di me lo ha detto pochi gg fa Alberto Angela e 5 milioni di spettatori si sono lasciati affascinare dalla bellezza e milioni di turisti visitano musei e città d’arte.
Qualcosa significherà tutto questo.

Ancora porto con me il diniego che il medico di famiglia mostrò quando gli dissi che mi ero iscritta a Lettere. Facoltà inutile, mi disse. Sicuramente un medico è molto più utile, ma voglio continuare a credere che la poesia e l’arte rendano la vita dell’uomo migliore.

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