martedì 3 ottobre 2017

Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione

Cara, caro lettrice/lettore, non posso non scriverti oggi, giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, 3 ottobre.
Dov'ero quattro anni fa? A scuola, a Torino, in classe, con i miei ragazzi e mi ricordo bene di aver parlato a lungo con loro della tragedia accaduta nelle acque del mare nostrum, nell'isola baluardo d' Europa, la bella e solidale Lampedusa.
Oggi sono qui, guardo sfilare al Tg i volti di coloro che noi riteniamo abbiano potere di governare i problemi sociali, che gettano corone in mare, ascoltano i sopravvissuti, dicono “mai più”, ma tutti sappiamo che non è vero, che gli uomini continueranno a morire nei viaggi della speranza.
Lascio allora la parola a chi solo sa dare voce al dolore di milioni di profughi di ieri e di oggi, sa toccare corde profonde, sa addolcire il cuore di chi davanti all'esodo biblico si chiede dove andremo a finire, che bisogna fermarli in ogni modo. J. Steinbeck nel 1939 con Furore seppe trovare le parole giuste per descrivere la povertà degli statunitensi che dall'Est si trasferirono lungo la Route 66 verso la California nel periodo della grande Depressione, quando la siccità e le tempeste di polvere avevano reso sterile la terra.
Steinbeck racconta la storia della famiglia Joad e la loro partenza dall'Oklahoma verso la California. Lungo il viaggo alcuni di loro muoiono, altri abbandonano il gruppo, altri vengono uccisi. Alla fine del loro viaggio della speranza, nel momento in cui muore il piccolo portato in grembo dalla giovane donna del gruppo, la donna decide di allattare, lei che non ha più un bimbo da crescere, un uomo di cinquant'anni che sta letteralmente morendo di fame.
Con questa immagine negli occhi e nel cuore, che si somma a quella di Aylan sulla spiaggia di Bodrum, oggi celebriamo la giornata dell'umanità in cammino.
Ieri sera Baricco ha raccontato la storia di Furore in diretta tv sulla 3 da Mirafiori a tutti noi per ricordarci che le migrazioni per motivi economici sono sempre accadute e si sommano a quelle per motivi climatici o politici e che non è vero che siamo impreparati. E' sufficiente ricordare, è sufficiente pensare che siamo tutti in cammino.




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