Andrea Luna.
Un nome e un cognome ripetuti più volte al gate del volo in
partenza da New York.
Andrea non sente, non vuole sentire, non sa se vuole tornare
a casa, in Italia da sua moglie, Agnese.
Dove stiamo andando Agnese? Una notte, una delle tante notti
insonni che viveva da quando Agnese aveva abortito e tra di loro era cambiato
tutto, quella notte il protagonista decide di partire per New York per recarsi al Metropolitan
Museum, dove era stata appena inaugurata una mostra che gli avrebbe permesso di
vedere le opere più importanti di Rembrandt.
Andrea, architetto, supplente di Storia dell’Arte e di
Educazione Tecnica
ritorna con il pensiero al suo primo viaggio a N.York, subito
dopo la laurea, ai suoi sogni e speranze e decide di partire.
Da questo momento Andrea vaga alla ricerca di sé, del senso
dell’essere al mondo, alla ricerca della speranza di appartenere a qualcuno, sentimento che non prova da quando erano morti i suoi
genitori in un incidente stradale durante il suo primo anno di
Università.
Si reca quotidianamente al Museum, incantato dal Figlio
prodigo di Rembrandt.
Sarebbe dovuto rimanere una sola settimana, poi una seconda e
una terza, ma i suoi viaggi verso l’aereoporto terminano con voli persi,
telefonate alla moglie, alberghi sempre più modesti fino alla perdita di tutto,
al ridursi povero, solo, malato, affamato, infreddolito, senza documenti,
clandestino, sparito nel nulla, irrintracciabile, vaga per la metropoli tra
mense per i poveri e precari tuguri, fino ad un incontro che lo salverà dalla
sua voglia di autodistruggersi.
La libertà richiede coraggio.
C’è molto di più nel libro di Fabio Geda, scrittore che stimo
molto per gli spunti su cui riflettere, per la profonda conoscenza dei sentimenti dei giovani alla ricerca di sé e per la fluidità della sua scrittura.
Te lo consiglio, lettore.
Nessun commento:
Posta un commento