Trovo geniale McEwan e ho trovato geniale l’idea di
raccontare una storia dal punto di vista di un nascituro.
“Dunque eccomi qui, a
testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare,
aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare”.
Il nascituro impara a conoscere il padre, John, un poeta, un
uomo innamorato e generoso, allontanato dalla moglie proprio ora che il piccolo
sta per nascere.
Il non ancora nato, il senza nome, dipende totalmente dalla
mamma: accusa forti mal di testa quando la madre beve oltre il terzo bicchiere
di vino,
“….Ho il mio primo mal
di testa, un cerchio intorno alla fronte…..la titolare del dolore è lei….acqua,
dovrebbe bere più acqua. Le mie mani si sollevano a cercare le tempie. Che mostruosa
ingiustizia, avere tanto male prima ancora che la vita cominci.”
ma soprattutto è complice involontario di un efferato
delitto che la madre sta per compiere in totale accordo con Claude, il fratello
del padre, il cognato della mamma, insomma suo zio. “io sono un organo del suo stesso corpo, non ho autonomia dai suoi
pensieri. Sono complice di ciò che sta per fare”.
Lui non può prescindere dalla mamma, che ama e odia, che
vorrebbe fermare ma lui nella vita della mamma non conta nulla, sa che presto o
sarà abbandonato o dovrà vivere in carcere.
Cosa accadrà lo
scoprirai tu, lettore/lettrice, quello che desidero dirti è che ho trovato
geniale raccontare il punto di vista di un essere che sta per nascere, il quale
avrebbe diritto ad una coppia di genitori innamorati ed invece si trova a dover
intervenire per vendicare il padre.
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