Durante
questo ponte ho avuto modo di leggere ancora Ian Mc Ewan, esattamente questo
romanzo pubblicato nel 2014, titolo originale “The Children Act”, tradotto da Susanna Basso per la casa editrice
Einaudi.
Ancora una
volta Mc Ewan mi ha rapito: questa volta a Londra accanto ad un’alta
magistrata.
La
protagonista è un giudice dell’Alta Corte britannica in servizio presso la
Sezione Famiglia. Lei si sta avvicinando alla sessantina, è sposata da
trentacinque anni con un uomo colto e avvenente, non ha figli, è una donna
molto stimata dai colleghi.
Il
lettore/lettrice riflette, insieme a Fiona Maye, la protagonista, sui casi che
via via deve affrontare, ma uno in particolare è il caso che sconvolge Fiona:
il caso di Adam Henry.
Si tratta di
un giovane di quasi diciotto anni, malato di leucemia, figlio di testimoni di
Geova. I medici consigliano una trasfusione di sangue, ma i genitori rifiutano
per motivi religiosi.
Fiona si
reca personalmente dal ragazzo in ospedale, dopo aver ascoltato tutte le parti
in causa. Nel frattempo la sua vita privata ha subito un repentino cambiamento:
il marito ha deciso di abbandonarla per una giovane studentessa. Il caso di
Adam la assorbe completamente, nel lavoro trova rifugio alla solitudine. Decide
di obbligare la trasfusione e salva la vita al ragazzo, poeta in erba e
violinista dilettante. Adam sceglie il giudice Maye come guida nella sua nuova
vita, rinato e ritemprato dalle cure. Taccio sul seguito della storia, per ovvi
motivi.
Con il
solito senso della misura, di stile tipicamente britannico, l’autore affronta
molte tematiche, man mano che presenta i vari casi che il giudice Maye deve
giudicare. Da leggere. Buona lettura.
Nessun commento:
Posta un commento