Ho letto in
questi giorni il romanzo "Vita" con cui Melania Mazzucco vinse nel 2003 il Premio
Strega.
Sono rimasta
stregata dalla maestria con la quale la scrittrice romana ha saputo narrare contemporaneamente
la storia degli emigranti italiani a New York ai primi del Novecento e la
storia della sua famiglia.
Nell'intreccio
di storie e di tempi storici il lettore/lettrice, segue con passione la storia
di Vita e Diamante, che si incontrano a Roma 38 anni dopo essersi salutati,
pensando di rivedersi 36 mesi dopo.
Entrambi
sono emigrati, mano nella mano, da Tufo di Minturno, un paesino che gli
americani sbarcati in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale non riescono a
trovare sulle carte geografiche e dove i fratelli di Diamante sono morti
affamati.
Lui aveva 12
anni e lei 9 anni.
Lui è
piccolo, mingherlino, taciturno, orgoglioso e coraggioso, ha degli occhi
azzurri che incantano Vita, la quale, oltre alla bellezza, che diventa
prepotente negli anni della giovinezza, ha una dote speciale: ha la capacità di
spostare gli oggetti.
Insieme
affrontano la solitudine, la paura, l’esclusione, la povertà, la fame, la
scoperta della nuova lingua, insieme scoprono l’amore, la speranza di una vita
migliore come recita la Dichiarazione degli Stati Uniti d’America del 4.07.1776:
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che
tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi
inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il
perseguimento della Felicità.
Per raggiungere la felicità, Vita diventa via via cucitrice di
fiori artificiali, sguattera, cuoca, amante di Rocco, un guappo dal quale
Diamante si era precipitosamente allontanato, venditrice di case inesistenti,
mentre Diamante svolge mille lavori faticosi, lo strillone a 12 anni, di notte
tra italiani analfabeti, raccoglitore di stracci, impiegato presso una ditta di
pompe funebri, waterboy, attrezzista per una società di produzione di western.
Si sono giurati amore eterno negli anni in cui sono
vissuti come straccioni a Prince Street poi, la separazione forzata e il
tradimento di Vita, ma non smettono mai di pensarsi, fin quando si ritrovano a
Roma, lei vedova ricca e lui vedovo
povero.
Cosa era successo in quei 38 anni?
La scrittrice ha usato i racconti di suo padre, i
documenti dell’epoca ritrovati sui giornali o negli archivi e scrive la memoria
non solo della sua famiglia, ma di tutti gli italiani emigrati in quegli anni
negli USA.
Un romanzo da consigliare a chi ancora non l’avesse letto.
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